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CBD e THC – cosa sono e come agiscono

CBD e THC sono i due principali composti a varia struttura chimica (definiti cannabinoidi) presenti nella pianta della canapa (o cannabis), pianta sicuramente dalle numerosissime proprietà. I cannabinoidi ad oggi conosciuti sono più di un centinaio. Il CBD, acronimo di cannabidiolo, e il THC, acronimo di tetraidrocannabinolo, non sono pertanto gli unici composti presenti nella cannabis, ma sono i due di cui si sente sicuramente più parlare. 

I cannabinoidi in sintesi

In primis facciamo un po’ di chiarezza su cosa siano i cannabinoidi e come interagiscono con il nostro organismo.

Il Sistema Endocannabinoide è presente nei pesci, rettili, vermi, sanguisughe, anfibi, uccelli e mammiferi, ovvero in tutti gli animali ad eccezione degli insetti. Dopo più di 35 anni di ricerche si è scoperta l’importanza del sistema endocannabinoide umano, responsabile del mantenimento e del controllo dell’omeostasi dell’organismo, o regolazione equilibrata di ogni sistema del corpo. Questa regolazione avviene attraverso la comunicazione tra endocannabinoidi e i due più noti recettori chiamati CB1 e CB2.
Se da un lato il nostro organismo produce i propri cannabinoidi endogeni, oggigiorno sembra che la maggior parte delle persone soffra tuttavia di “carenza di cannabinoidi” con un conseguente declino della salute generale. Integrare le nostre diete con fitocannabinoidi a spettro completo può essere un componente essenziale per raggiungere una salute ottimale.

Esistono tre tipologie di cannabinoidi:

  • endocannabinoidi
    Cannabinoidi di acidi grassi endogeni prodotti naturalmente nel corpo (ad es. Anandamide e 2-AG)
  • fitocannabinoidi
    Concentrato nella resina oleosa dei germogli e delle foglie di piante come la cannabis (ad es. THC e CBD)
  • cannabinoidi sintetici
    Prodotto con mezzi artificiali come in un laboratorio

I cannabinoidi e i loro effetti sono sempre più conosciuti. Anche se non tutti i componenti nella pianta di cannabis sono stati identificati, grazie ai recenti studi siamo stati in grado di scoprire come alcuni di loro lavorano e come sono in grado di migliorare il benessere.

THC – tetraidrocannabinolo

Gli effetti dati dal THC variano naturalmente in modo significativo a seconda delle quantità (ma anche in funzione del singolo soggetto): più è alta la concentrazione di questo cannabinoide, maggiore sarà l’effetto psicoattivo: si va da una sensazione di rilassamento ad un senso di euforia, passando per uno stimolo dell’appetito.
Il THC è una molecola vittima ancora oggi di molti pregiudizi ed è spesso considerata come una sostanza drogante, utilizzata a scopi ricreativi. Sappiamo però, grazie a numerosi studi, che il THC se assunto in maniera controllata e modulata, sotto la supervisione di un medico, può darci tantissimi benefici.

Il THC si lega ai recettori delle cellule nervose del cervello e quando ciò accade viene rilasciata dopamina, quello che viene chiamato ormone dell’euforia. L’effetto scaturito da questa reazione chimica si evidenzia dopo circa venti minuti e può durare per alcune ore.

Il THC è un agonista parziale dei recettori cannabinoidi CB1 e CB2 (possiede un effetto più potente sopra il CB1) esercitando un effetto analgesico, antinfiammatorio, antiemetico, ossigenante, antitumorale, antiepilettico, antispastico e antispasmodico. Gli ultimi studi hanno dimostrato che, oltre al suo effetto sul CB1 e CB2, il THC agisce anche su altri recettori, come i GPR55 e i TRPV1-5, influendo in questo modo sulla nocicezione (percezione delle sensazioni dolorose), sulla termoregolazione, sulla secrezione salivare, sul tono muscolare liscio, sulla frequenza cardiaca e sull’omeostasi del calcio e del magnesio A differenza dei farmaci a base di oppiacei, solitamente somministrati per contrastare il dolore cronico, il THC non dà dipendenza.

thc proprietà

Una terapia a base di THC può essere consigliata per superare alcuni effetti collaterali di terapie specifiche per l’HIV, della radioterapia e della chemioterapia. Sempre tra i pazienti oncologici, serve a stimolare l’appetito.

CBD – cannabidiolo

Diversamente, il CBD (ovvero il cannabidiolo) è assolutamente privo di azioni psicoattive e, soprattutto, è legale in Italia e in Europa.

Anche il CBD – come il THC – viene sempre più spesso sperimentato e utilizzato dai ricercatori per fini medici perché – grazie alle sue numerose proprietà – è in grado di contrastare in modo efficace e naturale diversi disturbi, anche di tipo cronico, e di coadiuvare e supportare l’azione di diverse terapie farmacologiche tradizionali.
Il CBD ha numerosi effetti benefici ed è utile per combattere l’ansia, gli attacchi di panico e la depressione, ma anche per le infiammazioni, le artriti, le emicranie e perfino gli spasmi muscolari dettati da varie patologie incluso il Parkinson. È, inoltre, efficace per contrastare la nausea, ridurre i livelli di zucchero nel sangue, l’alcolismo, l’artrite reumatoide e alcune patologie cardiovascolari.

Il CBD può essere considerato un cugino del THC, perché funziona sia da solo, sia unito al THC, generando naturalmente effetti diversi a seconda dell’opzione. Il CBD, ad esempio, è in grado di ridurre alcuni dolori che il THC non riesce a calmare ed è oggi considerato un potente integratore alimentare. Attualmente sono in corso numerosi studi scientifici volti a dimostrare l’opportunità di utilizzare sistematicamente questo componente in ambito medico e renderlo, quindi, disponibile come farmaco ufficiale a tutti gli effetti.

Conclusioni

THC e CBD sono in grado di interagire con il sistema endocannabinoide, fondamentale per il mantenimento dell’equilibrio dell’organismo. Per questo, la cannabis può offrire opportunità importanti nel trattamento di malattie e per alcuni disturbi che solitamente non rispondono ai farmaci convenzionali. Nonostante i due cannabinoidi siano considerati molto importanti, per la loro azione benefica su diverse patologia, sull’argomento sono ancora in corso numerosi studi, che mirano ad individuare nuovi campi di applicazione.

Ci sono vari fattori che distinguono il THC e il CBD ma il principale riguarda gli effetti collaterali. Il THC è una sostanza psicotropa. Provoca alterazioni, tra cui euforia, aumento dell’appetito e dissociazioni con perdita della percezione spazio-temporale. In pratica ha gli stessi effetti di uno stupefacente e per questo è bandito per legge.
Il CBD, invece, non ha effetti collaterali, non altera la percezione e l’attenzione e non genera stati di incoscienza.

Scientificamente ciò dipende dalle interazioni che si creano nel nostro cervello. Il THC interagisce in particolare con i recettori CB-1, stimolando l’appetito e la sensazione di piacere e riducendo la concentrazione.
Il CBD dialoga invece con i recettori CB-2, 5-HT1A e GPR55 del nostro sistema endocannabinoide, senza provocare alcun tipo di alterazione.

Prima di acquistare un qualsiasi prodotto contenente cannabinoidi, è fondamentale che sia di ottima qualità e che i principi attivi vengano estratti dalle infiorescenze senza ricorrere a solventi potenzialmente dannosi per la salute.

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Approfondimenti

La canapa è una specie di pianta che appartiene alla famiglia delle Cannabinacee. La pianta di canapa è una delle più antiche e più utilizzate piante della terra e Cannabis è il nome latino utilizzato per indicare, appunto, la pianta di canapa.

Il termine canapa è spesso utilizzato colloquialmente, per riferirsi alla produzione di beni di consumo (es. carta o indumenti di canapa) o di alimenti (es. olio di canapa o olio di CBD). I dottori e gli scienziati sono soliti utilizzare principalmente il termine cannabis. Analogamente, cannabis o marijuana è il termine utilizzato per definire la parte della pianta utilizzata con finalità ricreative.

La canapa (cannabis) è stata incrociata per centinaia di anni. Nel 1753, lo scienziato naturalista svedese, Carl von Linné, classificò la “canapa comune” (Cannabis Sativa L.) per la prima volta. Circa 32 anni dopo, il botanico francese Jean-Baptiste Pierre Antoine de Monet e Chavalier de Lamarck identificarono la canapa indiana (Cannabis Indica). Questa differisce dalla varietà Sativa non solo per le abitudini di crescita ma anche per il suo contenuto, avente infatti meno THC e più CBD.

Nel 1926, il botanico russo Dmitri E. Janischewsky descrisse un’altra specie di cannabis, la canapa Rurerale (Ruderalis). In confronto alla varietà Sativa, la canapa Ruderalis, come quella Indica, presenta alti contenuti di CBD e bassi livelli di THC.

fonte: Kalapa-clinic

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