Una pianta da sempre vicina all’uomo. La canapa può soppiantare petrolio, plastica e derivati (nylon, naflon, lycra, teflon), bonifica terreni inquinati e non richiede uso di pesticidi, assorbe CO2 dall’atmosfera, è ottimale nella bio-edilizia, è un versatile e duraturo tessuto naturale che non contiene sostanze chimiche dannose per l’ambiente e per la nostra pelle, è un prezioso alleato per la nostra alimentazione e per il benessere del nostro organismo.
Canapa, Cannabis o Marijuana?
Canapa e Marijuana sono la stessa pianta, parte della famiglia botanica delle Cannabaceae (sottoinsieme dell’ordine delle piante Urticales). La distinzione tra canapa e marijuana è quindi solo lessicale e dovuta all’uso comune dei termini. Sarebbe più corretto parlare sempre di canapa, sia quando si intende la variante tessile, che quando si intende quella psicoattiva. Così come canapa e cannabis sono la stessa cosa!
Le distinzioni tra i termini canapa, cannabis e marijuana sono del tutto arbitrarie.
La distinzione del nome marijuana da quello di canapa avvenne negli anni ’30 quando si decise che era una droga da vietare, prima negli Usa e poi in tutto il mondo.
I nomi sono stati infatti distinti semplicemente per convenzione: con la parola canapa si intende la varietà che serve per produrre alimenti (semi, olio, farina), bio-carburante, carta, tessuti, cordame, prodotti cosmetici e materiali (spesso innovativi e molto efficienti) e per la bio-edilizia. Con il termine marijuana si intende invece la variante di canapa ricca di Thc e quindi ad effetto psicoattivo.
Ma la distinzione si è imposta anche sul nostro modo di pensare. Nessuno di noi infatti parlerebbe di cannabis industriale, così come non parliamo di canapa terapeutica né di rollare della canapa olandese.
Ci hanno insegnato che la canapa è quella che si usa per scopi produttivi e tessili, associata al maschio della pianta a basso contenuto di thc, mentre la cannabis è la variante femmina, da utilizzare per fumare. Una distinzione che però non ha nessuna base scientifica ed è in un certo modo figlia dell’invenzione del termine marijuana negli anni ’30. Anni in cui negli Usa le lobby dell’industria ed i media cominciarono a costruire la criminalizzazione della pianta e, quindi, le basi del proibizionismo. In quegli anni il termine marijuana venne inventato per infondere nell’opinione pubblica americana una forte avversione verso la stessa pianta con la quale si era fabbricata la carta sulla quale la costituzione Usa venne scritta, additandola in realtà come una pericolosissima droga.
Il termine cannabis è l’evoluzione, se vogliamo più politicamente corretta, con il quale i proibizionisti di oggi veicolano lo stesso concetto di allora.
Fortunatamente oggi in tutto il mondo si comincia a parlare di depenalizzazione e legalizzazione. Riappropriarsi così del vocabolario, potrebbe essere un primo passo per provare a sottolineare il fatto che la cannabis (o canapa che dir si voglia), è una stessa pianta con molteplici usi produttivi, alimentari, terapeutici e psicoattivi. Ogni distinzione in base al contenuto di thc, come hanno sempre cercato d’imporre vecchi e nuovi proibizionisti, è innanzitutto antiscientifica.