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La canapa: una coltura sostenibile alleata dell’ambiente

Dopo il crollo negli anni ’70, oggi i terreni coltivati a cannabis sativa sono aumentati di dieci volte in cinque anni superando i 4000 ettari. Considerata un investimento rischioso, la coltura della canapa è invece sostenibile. E i suoi usi, grazie a fibre e fiori, vanno dal tessile all’edilizia e alla cosmesi (tanto per citarne alcuni).

La canapa è infatti una delle migliori armi che abbiamo per combattere l’inquinamento, ridurre gli effetti devastanti dell’uomo sul clima e in generale contribuire a creare un modello sostenibile di sviluppo economico.

In Italia eravamo una superpotenza: il secondo produttore mondiale di cannabis sativa (canapa) dopo l’Urss. La fine della coltivazione della canapa trova i suoi perché nella rivoluzione determinata dalle fibre chimiche, derivate dalla lavorazione del petrolio (nylon) e così il primato italiano della canapa sbiadisce e con il tempo non restano che pochi ettari destinati a questa coltura.

Perché la canapa è una coltura sostenibile alleata dell’ambiente

Oggi stiamo fortunatamente riscoprendo i vantaggi che derivano dalla canapa e parlare di versatilità di questa pianta è quasi un eufemismo. Tralasciando per il momento i benefici che apporta nel campo cosmetico, alimentare e tessile (di cui parleremo ampiamente in altri articoli) vediamo nel dettaglio che cosa ha di veramente stupefacente la canapa:

Bio-edilizia

Si calcola che l’edilizia tradizionale incide per il 30/40% sulle emissioni di CO2. Tutta la filiera di produzione di canapa e calce è carbon negative, cioè toglie più CO2 dall’ambiente di quanta ne verrebbe immessa lavorandola, al contrario della lavorazione di materiali tradizionali come il cemento. In fase di crescita la canapa cattura 4 volte la CO2 immagazzinata mediamente dagli alberi e, utilizzata in edilizia, mantiene le stesse proprietà. Inoltre, oltre ad essere bio-degradabili, i bio-mattoni dopo essere stati distrutti posso essere riciclati. Si arriva così a parlare di canapa e bio-edilizia, non solo per i mattoni in canapa e calce ma anche per intonaco e pannelli, dall’ottimo potere di isolamento termo-acustico, protezione da microbi e traspirabilità.

Fonte inesauribile di energia rinnovabile

Gli idrocarburi in canapa possono essere trasformati in una vasta gamma di fonti di energia da biomassa, dal pellet ai combustibili liquidi e a gas. Ovviamente lo sviluppo dei bio-carburanti come bio-diesel ed etanolo, potrebbe ridurre significativamente il nostro consumo di combustibili fossili il loro devastante impatto sul pianeta.

La canapa e l’industria automobilistica

Uno degli usi più interessanti riguarda il settore automobilistico. Qui le fibre di canapa biodegradabili ed “eco-friendly” stanno iniziando a sostituire parti in fibra di vetro e acciaio.

“Perché consumare foreste che hanno impiegato secoli per crescere e miniere che hanno avuto bisogno di ere geologiche per stabilirsi, se possiamo ottenere l’equivalente delle foreste e dei prodotti minerari dall’annuale crescita dei campi di canapa?”

È il pensiero di Henry Ford, il genio che fondò la Ford Motor Company. Un pensiero che venne concretizzato nel 1941 dopo dodici anni di studio. La Hemp Car, era un prototipo costruito principalmente di fibre di cellulosa biodegradabili derivate da canapa (all’80%), sisal e paglia di grano, ma – soprattutto – alimentata per mezzo di etanolo di canapa. Una “bio vettura” funzionante, clamorosamente in anticipo sui tempi.

Bio-plastica

Dalla canapa si ricava anche una bio-plastica che, oltre ad avere costi inferiori a quella ottenuta dai prodotti petrolchimici, ha anche una resa decisamente migliore; è infatti resistente ma soprattutto è biodegradabile! Un recente rapporto del World Economic Forum (WEF) spiega inoltre che, attualmente, ci sono 150 milioni di tonnellate di plastica negli oceani…andando avanti così nel 2025 per ogni tre tonnellate di pesci vi sarà una tonnellata di plastica. Entro il 2050, invece, la plastica avrà superato in peso la fauna marina. Vale la pena pensare di cambiare le nostre abitudini.

Fitobonifica

La canapa può estrarre metalli pesanti e altre tossine (componenti organici o inquinanti ) dal terreno tramite un processo chiamato fitodepurazione. E’ così efficace che esistono dei precedenti di applicazione pratica: dal 1993 nella zona interessata dagli effetti devastanti di Chernobyl, dal 1994 in Polonia per il risanamento dei terreni inquinati dai metalli pesanti e in Italia nei terreni inquinati della Campania, in quelli di Porto Marghera nel Veneto e in Puglia.

Nessun pesticida

Le piantagioni di canapa non necessitano di trattamenti aggressivi con pesticidi, diserbanti o altri prodotti chimici. La pianta può crescere sino a 4 metri, ha radici robuste che inducono l’ossigenazione del terreno e non richiede grandi quantità di acqua. Inoltre, la canapa è un repellente naturale di insetti e altri parassiti, rendendola ideale come coltivazione organica.

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