CBD 10% in olio di canapa
1 goccia contiene 3,33 mg CBD
Biologico Certificato. Una linea di olio di CBD limpido, trasparente, privo di residui (no cere, no grassi vegetali, no clorofille, ecc.), dal sapore deciso, erbaceo. La presenza di THC funge da attivatore naturale delle proprietà benefiche del CBD. Tearhemp Complex CBD 10% full Spectrum in olio di canapa biologico è adatto a chi cerca un olio di CBD con una maggiore quantità di fitocomplesso, terpeni e flavonoidi, rispetto alla linea PURE.
Valori THC <0,18% privo di effetto drogante
Se avete bisogno di ottenere il massimo dalle proprietà benefiche del CBD, scegliete un olio di CBD Full SPECTRUM.
Cosa significa full spectrum? Vuol dire che durante la fase di estrazione del CBD dalla canapa sativa, vengono estratti anche il fitocomplesso, terpeni, flavonoidi e altri cannabinoidi che, in combinazione con il CBD, ne potenziano l’effetto benefico. Questo potenziamento combinato dell’effetto benefico viene chiamato “effetto entourage”: cooperazione. Questo si evince dagli studi fatti sulle proprietà benefiche dei cannabinoidi. Ogni componente dell’estratto potenzia la propria cascata benefica in presenza degli altri componenti. Il tutto è più della somma delle sue parti.
Da una accurata selezione e disponibile in varie percentuali, la linea CBD COMPLEX in olio di semi di canapa presente nel nostro punto vendita proviene da coltivazione biologica e certificata
COMPLEX perché racchiude tutte le proprietà del fitocomplesso della pianta, ovvero l’insieme dei suoi principi attivi:
- FITOCANNABINOIDI come il cannabidiolo, più noto come CBD, il cannabigerolo, più noto come CBG, il tetraidrocannabinolo, più noto come THC (0,18% privo di efficacia drogante) solo per citare i più conosciuti
- FLAVONOIDI
- TERPENI
- VITAMINA B2, VITAMINA B12, VITAMINA E, OMEGA 3, OMEGA 6
Il CBD, o cannabidiolo è uno tra gli oltre 100 fitocannabinoidi finora identificati nella pianta della cannabis, il secondo componente in ordine di abbondanza dopo il THC e che, a differenza di quest’ultimo, non ha effetti psicoattivi. Non provoca quindi stordimento e non influisce sull’attività cerebrale e sulle funzioni cognitive. In più le sue proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, analgesiche, anticonvulsivanti, antiemetiche e muscolo-rilassanti alimentano continuamente la ricerca medico-scientifica e lo sviluppo di nuovi prodotti e nuove formulazioni.
Il consumo di CBD coinvolge attualmente uno spettro abbastanza variegato di utenti finali:
- chi ne fa un uso quotidiano come integratore alimentare,
- chi lo utilizza con finalità terapeutiche nel trattamento di diverse patologie.
CBD e legge italiana
Da quando il decreto sicurezza del 4 aprile 2025 è entrato in vigore, a partire da 24 ore dopo dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, il CBD è legale in Italia solo se estratto da parti di piante ammesse, come le foglie e lo stelo.
L’informazione prima di tutto, il CBD non è uno stupefacente!
Un’ ordinanza emessa il 16 gennaio 2024 dal Tar del Lazio precisava che il CBD non è illegale. Anche allora l’ordinanza aveva accolto la richiesta del Ministero della Salute di rinviare la decisione della causa riguardante l’annullamento del Decreto 28.10.2020, che prevedeva l’inserimento delle composizioni ad uso orale di CBD nella sezione B della tabella dei medicinali. Precedentemente, il 26 ottobre 2023, il Tar del Lazio, aveva confermato la sospensione del Decreto del 7 agosto 2023, che avrebbe voluto trattare il CBD come una sostanza stupefacente e illecita. La nuova udienza era stata fissata per il 16 gennaio 2024. Il 16 Gennaio 2024 la decisione è stata posticipata al 24 settembre 2024. Il Tar ha espresso diverse perplessità sulla motivazione del decreto che “appare priva della richiesta integrazione istruttoria e non sufficientemente chiara in ordine al profilo degli accertati concreti pericoli di induzione di dipendenza fisica o psichica“.
La decisione del Tar sottolinea l’insensatezza e l’antigiuridicità del Decreto nonché l’importanza di rispettare la normativa comunitaria europea e salvaguardare gli attori italiani presenti nella filiera.
CBD illegale in Italia: chi ne paga le conseguenze?
Il mercato della cannabis light in Italia genera circa 150 milioni di euro l’anno e impiega più di 40.000 persone. Dall’entrata in vigore del decreto sicurezza del 4 aprile 2025 ci saranno notevoli danni economici ma anche sociali se pensiamo ai posti di lavoro. Tutte le aziende che hanno investito in coltivazione, produzione, trasformazione e commercializzazione del CBD pagheranno in un modo o nell’altro il peso di questo decreto. Questa grande filiera, che non può restare invisibile, ha letteralmente costruito il mercato del CBD, generando un utile importante per il paese e dando lavoro a tante realtà diverse, anche e soprattutto a realtà locali a basso reddito o a giovani imprese formate da under 35.
Il CBD e la posizione dell’Unione Europea
Dall’Europa arrivano segnali incoraggianti: come riportano diverse testate, lo scorso 17 marzo, la Commissione per le petizioni del Parlamento europeo (Peti) ha esaminato una proposta avanzata da Mattia Cusani, presidente dell’associazione Canapa Sativa Italia. Il testo sottoposto all’attenzione dei commissari sostiene che limitare attività come la trasformazione, il trasporto e la commercializzazione dei fiori di canapa potrebbe violare i principi del diritto dell’Unione europea.
L’Unione Europea ha preso posizione a favore del CBD in diverse occasioni, come per la sentenza “Kanavape” (C-633/18) della Corte di Giustizia Europea. In tale occasione i giudici europei hanno stabilito che “Uno Stato membro non può vietare la commercializzazione del Cannabidiolo (CBD) legalmente prodotto e commercializzato in un altro Stato membro, qualora sia estratto dalla pianta di Cannabis sativa nella sua interezza e non soltanto dalle sue fibre e dai suoi semi” e che eventuali provvedimenti restrittivi a tutela della salute pubblica
devono basarsi su “dati scientifici disponibili” e non su “considerazioni puramente ipotetiche”.
In quell’occasione, la Corte ha precisato che un’interpretazione della Convenzione Unica degli Stupefacenti che implichi la classificazione del CBD come stupefacente “sarebbe contraria allo spirito generale di tale Convenzione e al suo obiettivo di tutelare “la salute fisica e psichica dell’umanità” in quanto“ allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, di cui è necessario tener conto, a differenza del tetraidrocannabinolo (comunemente noto come THC), anch’esso un cannabinoide ottenuto dalla canapa, il CBD in questione non risulta avere effetti psicotropi né effetti nocivi per la salute umana”.
La sentenza della CGUE ha chiarito due punti importanti:
- a) il CBD naturale è stato inserito da qualche anno nel Cosing (Cosmetic ingredient Database) ed è quindi un ingrediente legalmente ammesso nei cosmetici prodotti e venduti in Unione Europea;
- b) l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) sta attualmente valutando la richiesta di EIHA (European International Hemp Association) di autorizzare il commercio del CBD come Novel Food in Unione Europea. Il parere definitivo di tale Autorità dovrebbe essere rilasciato entro il 2025.
Già nel 2017 l ’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) affermava che le preparazioni di cannabidiolo puro, con meno dello 0,2% di THC, non devono essere sotto controllo internazionale perché non creano danni né dipendenza.
Mentre in Italia il CBD continua a essere al centro di decisioni normative prive di un solido impianto scientifico, altrove si registra un approccio più razionale e lungimirante. Nel Regno Unito, ad esempio, dove il cannabidiolo ha ottenuto lo status di novel food grazie al suo profilo di sicurezza e tollerabilità, le autorità britanniche hanno aggiornato le linee guida per garantire una maggiore tutela dei consumatori e delle imprese, promuovendo trasparenza, tracciabilità, sicurezza e sviluppo del settore.
Decreto Sicurezza e Cannabis Light – La Relazione della Suprema Corte di Cassazione
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