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Il TAR del Lazio sospende (di nuovo) il decreto del governo che annovera il CBD tra le sostanze stupefacenti

Solo un governo bigotto, miope ed arrogante (e non vogliamo aggiungere altro perché non vogliamo pensare che la corruzione arrivi a ledere aziende che legalmente lavorano e pagano le tasse) poteva insistere a voler percorrere una strada oramai dissestata e dismessa, accanendosi nel considerare il CBD uno stupefacente…

Era il lontano 29 ottobre 2020 quando l’allora ministro Speranza emanò il primo decreto contro il cannabidiolo, quasi immediatamente sospeso dal TAR del Lazio per mancanza di evidenze scientifiche, Poi di nuovo il governo Meloni emanò un nuovo decreto, uscito in Gazzetta il 21 agosto 2023, che di nuovo classificava gli oli di CBD ad uso orale come stupefacenti. Di nuovo il 07 ottobre 2023 il TAR intervenne con una sospensione, rinnovata nel gennaio 2024 in attesa della sentenza definitiva che sarebbe dovuta arrivare il 24 settembre 2024.

Contro la legge, senza rispettare niente e nessuno, il governo Meloni nell’agosto 2024 decide di ritirarlo e di pubblicarne uno nuovo, perché (secondo loro) sostenuto dai pareri dell’Istituto Superiore di Sanità e del Consiglio Superiore di Sanità.

E ancora una volta, dopo la riunione del TAR avvenuta in data 10 settembre, la sentenza, pubblicata oggi 11 settembre, i giudici amministrativi hanno accolto il ricorso dell’Ici, Imprenditori Canapa Italia, fissando un’udienza di merito il prossimo 16 dicembre.

Premesso che:

“Il decreto non tiene conto delle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità né delle sentenze della Corte europea di giustizia che, da una parte, raccomandano l’accesso al cannabidiolo terapeutico e, dall’altra, ritengono illegale la proibizione di prodotti riconosciuti come sicuri ed efficaci in altri stati membri dell’UE”

Marco Perduca

Ed inoltre, la cannabis light sì, è ancora LEGALE!

Nonostante la sospensione del decreto, l’Articolo 18 rimane in discussione alla Camera, mirando a vietare le infiorescenze di canapa con la presunzione che possano essere usate a scopi ricreativi. Il TAR, tuttavia, ha confermato che il CBD non rappresenta alcun rischio per la salute pubblica. Di conseguenza, anche il tentativo di criminalizzare le infiorescenze risulta privo di fondamento, aprendo scenari pericolosi per la libertà economica e industriale, basati su ipotesi ideologiche anziché su prove scientifiche.

Questa sospensione rappresenta una vittoria per tutto il settore della canapa, che da anni affronta ostacoli normativi, sequestri ingiustificati di prodotti e pregiudizi. Il CBD, estratto dalle infiorescenze di canapa, rappresenta la base dello sviluppo industriale in vari settori, dove il Made in Italy eccelle.

Il ruolo centrale delle infiorescenze nella filiera della canapa

Le infiorescenze di canapa sono la parte più preziosa della pianta per l’estrazione del CBD e degli altri oli essenziali. Oltre a essere il fulcro dell’industria cosmetica e fitoterapica, costituiscono la base per la produzione di integratori alimentari, un mercato in continua espansione. La criminalizzazione delle infiorescenze, prevista dall’Articolo 18 del DDL Sicurezza, bloccherebbe l’intera filiera e impedirebbe lo sviluppo di prodotti di alta qualità riconosciuti a livello internazionale, danneggiando gravemente l’economia del settore.

fonte: canapa sativa italia

È inaccettabile la confusione che è stata creata ad arte per colpire tutta la filiera di produzione e commercio del CBD.

Battaglie e ricorsi, anche all’Unione Europea che il 6 giugno scorso ha preso in esame il ricorso di ICI e Canapa Sativa Italia contro l’emendamento citato perché, tra l’altro, potrebbe violare il diritto dell’Unione Europea in materia di libera concorrenza e circolazione delle merci.

E l’unione fa la forza! Non solo gli operatori del settore si sono mobilitati contro il governo Meloni, ma anche vari esponenti dei partiti insieme a CGIL che con lo slogan : «Non siamo illegali, siamo lavoro, ambiente, agricoltura, innovazione e ricerca», hanno voluto dare un segnale chiaro!

I tempi saranno lunghi e la strada in salita, ma non si molla di un centimetro!

Il CBD e la sua natura non stupefacente

Il CBD non ha infatti proprietà stupefacenti come confermato anche molto recentemente dalla Commissione di esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.  Questa classificazione quindi non solo è priva di fondamento scientifico, ma può avere gravi ripercussioni per l’Italia sul panorama internazionale.

Distinzione tra Canapa non stupefacente e Cannabis stupefacente

La canapa differisce dalla cannabis stupefacente principalmente per la sua esigua concentrazione di THC (molecola stupefacente) rispetto alla concentrazione di CBD (molecola non stupefacente) e rispetto in generale agli altri cannabinoidi non stupefacenti. 

Questa distinzione è fondamentale per garantire informazioni corrette al pubblico.

Questa distinzione è importante anche vista l’imminente legalizzazione della cannabis ad alto tenore di THC in molte nazioni tra cui anche Stati Membri EU molto vicini come Spagna, Malta e Germania. Vista anche la recente legalizzazione in Germania, sarebbe forse più opportuno occuparsi di cercare fin da ora un modello per normare anche in Italia la Cannabis ad alto tenore di THC, utilizzando ad esempio un modello simile a quello degli alcolici e del vino, invece di perdere tempo a  cercare di inserire un prodotto non stupefacente nella tabella degli stupefacenti – facendo il contrario di ciò che raccomanda l’OMS e creando danno all’economia italiana che per l’ennesima volta resta indietro solo per favorire le richieste di farmaceutiche o grandi aziende estere.

L’estratto dalla pianta di Canapa con basso tenore di THC non può essere inserito tra i farmaci stupefacenti, per la sua stessa natura dovrebbe essere trattato come qualsiasi estratto da pianta officinale non stupefacente a uso umano, come l’estratto di melissa di elicriso. 

APPROFONDIMENTI:

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